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Mangiaebevi.it – Locale: a Palermo la proposta “veg” che conquista gli onnivori

Sono sempre più i ristoranti che pur non nascendo a vocazione vegetariana nel tempo hanno ampliato la proposta in menù per andare incontro a tutti i palati. Locale è tra questi. Noi abbiamo assaggiato il nuovo percorso “veg” e vi assicuriamo piacerà davvero a tutti.

Locale, l’idea innovativa di osteria moderna e cocktail bar approdata a Palermo nel 2017 grazie all’intuizione di due giovani fratelli imprenditori Daniel e Greta insieme a papà Maurizio Bellavista, oggi amplia il menù con nuove proposte molte delle quali rivolte anche al pubblico, sempre più nutrito, di vegetariani e vegani.  La combinazione smart tra “piattini” e cocktail che fino ad oggi è stata il fiore all’occhiello di questa realtà palermitana oggi si evolve ed è pronta ad andare incontro a tutte le esigenze.

Parola d’ordine: sicilianità

Daniel Bellavista, il visionario che partendo dall’idea delle antiche botteghe siciliane (trad. putìe) ha ricreato l’atmosfera conviviale di un luogo dalle radici antiche in cui la parola d’ordine è “sicilianità” che si traduce non solo nell’utilizzo di materie prime prevalentemente locali, ma anche nell’atmosfera calda ed accogliente di cui la Sicilia è la patria indiscussa.

Da Locale tradizione e innovazione “vanno a braccetto”

“Locale”, il ristorante, bistrot e pizzeria oggi conta un centinaio di coperti e dà lavoro a una ventina di persone tra personale di sala e cucina.  Qui tutto riconduce a una concezione strettamente legata al territorio e alla sua valorizzazione attraverso materie prime di qualità eccelsa. Ma non solo. Dalla sapiente combinazione di ingredienti di prima qualità deriva un menù ricco e vario in grado di accontentare tutti i palati anche “scimmiottando” i grandi classici della cucina della tradizione (locale e nazionale).

MANGIAEBEVI.IT – MANUELA ZANNI

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Mangiaebevi.it – A Palermo arriva Monolocale, la bottega dove trovare “u piattino” come una volta

Ci sono luoghi che, come per magia, una volta varcata la soglia ti riportano indietro nel tempo. Vi raccontiamo il nostro viaggio nel passato all’interno di Monolocale, una nuova realtà “tutta da gustare” nel cuore del capoluogo siciliano.

Le putìe di una volta

Quando, in passato, i supermercati non esistevano, c’erano tante piccole botteghe gestite ciascuna da una famiglia. Nei negozi alimentari i prodotti in vendita non erano confezionati bensì si vendevano sfusi. Inoltre,  le botteghe, soprattutto in Sicilia dove sono note con il nome di “putìe”,  erano molto più che semplici luoghi in cui ci si recava a fare la spesa. Erano, piuttosto, dei veri e propri “quartier generali” da cui si apprendevano le notizie “fresche di giornata” ma anche luoghi di confidenze e consigli che facevano del “bottegaio” un vero e proprio amico da cui ci si attendeva molto più che la vendita di prodotti.

Monolocale, parola d’ordine: sicilianità

Proprio ispirandosi alle botteghe di una volta, Daniel Bellavista, ha riprodotto a Palermo una “putia” in cui la parola d’ordine è “sicilianità” che si traduce non solo nell’utilizzo di materie prime prevalentemente locali, ma anche nell’atmosfera calda ed accogliente di cui la Sicilia è la patria indiscussa.

Un luogo in cui il caos – in realtà solo apparente- è il frutto di un’organizzazione perfetta e impeccabile e del genio di Daniel che è riuscito, in un periodo di difficoltà dovuto all’emergenza sanitaria globale, a realizzare il sogno di famiglia, creando una piccola realtà degna del “fratello maggiore”. Si chiama, infatti Monolocale e sorge accanto all’altra creatura di cui Daniel va particolarmente orgoglioso, Locale, il ristorante, bistrot e pizzeria aperto nel 2017 insieme al papà e alla sorella Greta, che oggi conta un centinaio di coperti e che da lavoro a una ventina di persone tra personale di sala e cucina.

Mangiaebevi.it – Manuela Zanni

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Balarm.it – C’è chi lo ricorda e chi (ancora) non sa cos’è: così “u piattinu ri salumi” rivive a Palermo

Da un ricordo nostalgico e dalla voglia di farlo conoscere alle nuove generazioni, oggi la città si riappropria di quello storico piattino grazie a una nuova putìa contemporanea

Porte aperte, musica di sottofondo. Tavolini e sedie dal gusto vintage che ti accolgono.

Souvenir, oggetti dall’evidente richiamo siciliano e cartoline appese che rimandano a un caos che è tale solo in apparenza. Un grande bancone che unisce perfettamente lo stile tipico di un antico salumificio a quello di un moderno cocktail bar.

È qui che, come in un magico viaggio nel passato, ci si ritrova catapultati in una dimensione altra che i più nostalgici (e anche più grandicelli) associeranno subito a un determinato periodo storico.

Stiamo parlando di quell’epoca, vissuta sicuramente dagli over 50, in cui a Palermo non esistevano ancora nè supermercati nè centri commerciali. Di quando la spesa si faceva nelle piccole botteghe a conduzione familiare, le famose “putìe“, e di quando il salumiere era quasi uno di famiglia che ti invitava all’assaggio.

Non c’erano salumi e formaggi confezionati e pronti all’uso. Tutto si vendeva sfuso e per questo motivo, la richiesta che il gastronomo riceveva più spesso era quella del famoso “piattino ri mille lire” (ma anche di due, tre e cinquemila lire): un piatto misto di affettati e formaggi, scelti dal salumiere e pronti per essere gustati sul posto o per essere portati a casa e “cunzati” in un bel panino.

Data pubblicazione, 5 Aprile 2022

Balarm.it – Federica Cortegiani

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Agrodolce.it – Monolocale

Monolocale – Via Francesco Guardione 88. Locale è il format enogastronomico ideato dalla famiglia Bellavista che racchiude in sé ristorante, pizzeria e cocktail bar, frequentato soprattutto la sera dai più giovani. Monolocale è, invece, la bottega alimentare, ricavata all’interno di un vecchio magazzino e inaugurata a gennaio 2022 per completare l’offerta anche nella fascia diurna: al banco e allo scaffale una proposta di prodotti locali (acciughe di Aspra, mozzarelle di bufala di Ragusa, dolci di Raffadali, salumi e formaggi consegnati ogni due giorni da piccoli produttori siciliani), nazionali e presidi slow food (fava cottoia di Modica, lenticchia di Ustica, fagioli Cosaruciaru, Ragusano DOP). Monolocale è la tappa ideale anche per un pranzo – o spuntino veloce – a base di panini cunzati (imbottiti): muffuletta con straccetti di maialino cotti a bassa temperatura, porro fritto e maionese affumicata oppure il francesino con polpo fritto, ricotta fresca e capuliato di pomodoro o ancora la rosetta con mortadella, cacio San Nicola e gelatina al limone. Ottimo il rapporto qualità prezzo: da 4€ a 10€. E c’è pure il piattino, ricordo nostalgico di quando il salumiere con solo 5 mila lire preparava su richiesta un piattino con salumi, formaggi e altre specialità del bancone. Da segnalare anche pane, focacce e biscotti sfornati quotidianamente dal mastro di Monolocale. Ci si accomoda all’interno oppure nella pedana esterna, in un ambiente rilassato e ben curato. Monolocale è aperto tutti i giorni, tranne la domenica, con orario continuato dalle 10 alle 20.

Data pubblicazione, 29 Marzo 2022

C’era una volta il Piattino

Erano gli anni dell’urlo di Marco Tardelli e di Totò Cutugno che raccontava un’Italia agli spaghetti al dente e un partigiano come presidente, ma forse poco dopo. Magari erano gli anni di Totò Schillaci, delle notti magiche e del Super Santos (il pallone) che portavamo fieramente sotto l’ascella perché eravamo tutti panchinari e tutti capitani. Non una ma tante nazionali di borgata senza fenomeni e fatte e cresciute a pane e latte e di tanto spirito operaio, perché dove non ci arrivi tu ci metto il piede io.

Non c’erano smartphone che potevano cascare dalle mani allora, gli unici telefoni che prendevano qualche botta erano le cabine telefoniche che molto spesso finivano per diventare il palo di una porta immaginaria. Niente te caldo e cambio di maglia nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, ma solo qualche bicchiere d’acqua scroccato al bar e le canottiere del mercatino che restavano sudate. C’era la voglia di vincere come fosse la finale dei mondiali, eppure non c’erano i colori, le razze, gli stipendi milionari e le tifoserie violente. Al fischio finale lo spogliatoio diventava la bottega sotto casa e le mille lire le portavamo fieri al salumiere come fosse uno scudetto. 

Il piattino” lo hanno sempre chiamato a Palermo… Altro che cibo asiatico! Altro che panini prodotti in serie! Altro che merendine dai pacchetti colorati! Il pattino di 1000, 2000 o 3000 lire era democratico come Berlinguer e risoluto come Almirante. Come diceva il salumiere: “se puoi pagare manci, se non puoi pagare mangi lo stesso”. Mortadella, salame, prosciutto, provola (e non credo di ricordare altri salumi oltre questi a cavallo degli anni 80’e 90’) erano piatti gourmet prima dell’avvento della cucina francese e giapponese. Non me ne vogliano l’uramaki o la quiche Lorraine, il piattino era già pallone d’oro senza bisogno d’impiattamento. 

La mortadella ha la sua storia, il salame se la sente sucare, la provola dove la metti sta, e il prosciutto è talmente evergreen che Giorgio Armani può accompagnare solo. Una composizione perfetta di eccellenze, anzi di figli prediletti, che la storia ci regala una volta ogni morte di papa proprio come solo il rinascimento ci ha regalato tutti in un colpo Michelangelo, Raffaello, Donatello e Leonardo. Non c’è bisogno di contemplarlo come l’arte contemporanea, non c’è necessità di fotografarlo perché manco è vanitoso, il piattino è come moschettieri di Alexandre Dumas: uno per tutti e tutti per uno!

di Gianluca Tantillo

Eh Botta ri sali !!

Ai tempi dei greci, si racconta, ogni volta che Archimede faceva una nuova scoperta esclamava “eureka!”; poi c’erano i romani che usavano “Ave” per salutare Giulio Cesare, il poeta Orazio che quando diceva “Carpe diem” (cogli l’attimo) intendeva dire che ogni lasciata e persa, e giapponesi che non sapendo dire “per un cornuto, un cornuto e mezzo”, quando facevano attacchi suicidi, utilizzavano la parola “banzaaai”.

Oggi in Sicilia quando qualcuno si sveglia e sa che avrà di fronte una bellissima giornata piena di soddisfazioni ma tra lui e la felicità ci si mette il mignolo del piede contro lo spigolo del comodino, quell’uomo, urlerà: “Botta ri sale!”.

Eh, ma la botta di sale non è solo questo: è il più buon piatto di pasta che tu abbia mai mangiato, è la tua squadra che sbaglia il gol all’ultimo minuto, la botta di sale è una bella femmina che ti attraversa la strada quando sei fermo al semaforo quando ci sono 40° all’ombra. C’è chi dice che questa espressione è nata nelle miniere di Salgemma nella provincia di Palermo, e che quando i minatori spiegati dal lavoro e dalla fatica davano qualche testata contro qualche spigolo erano soliti esclamare: “Botta di sale!”.

Forse è la verità o forse no… non sta a noi dirlo. Noi per fortuna la prendiamo più alla leggera, in fondo la vita è ciò che ti succede tra una “botta di sale” e l’altra!   

 

di Gianluca Tantillo

E cosa c’è di più bello del SOGNO DI POTER VIAGGIARE ANCORA?

 

Jeremy Irons ha detto “abbiamo tutti le nostre macchine del tempo. Alcune ci portano indietro e si chiamano ricordi. Alcune ci portano avanti e si chiamano sogni”. E forse mai come in questo ultimo anno abbiamo bisogno di sognare.

E cosa c’è di più bello del sogno di poter viaggiare ancora?

Aprire una mappa e rimpicciolirla abbastanza da poter guardare questo mondo, e con un rapido sguardo immaginare qual è il primo viaggio che vorremmo fare quando torneremo alla libertà di ogni giorno! Così potremmo guardare la Turchia ed immaginarci su una delle mongolfiere della Cappadocia fra vertigine e meraviglia, potremmo guardare la Francia ed immaginarci in un campo di lavanda con il sole che ci riscalda, magari con un buon bicchiere di vino fra le dita, o odorare un gelsomino e domandarci se la plumeria tailandese avrà lo stesso odore.. e da lì sognare di essere su una barchetta di legno, un po’ sgangherata, ma che gli abitanti del luogo hanno testato con onde da capogiro, quella barchetta che ti porterà dritto su qualche isola esotica, su una spiaggia bianca a bere da una noce di cocco di fronte il mare cristallino. Potremmo sognare di nuotare con i pesci tropicali che ci riempiono gli occhi di colori e stupore, o ancora immaginarci a bere margaritas in qualche bar messicano, ballando musica latina che ci risveglia l’anima.. insomma, ma cosa c’è di meglio che sognare? Perché sognare porta luce, sempre!

E allora questo vi auguriamo, di sognare fortissimo e, se possibile, di avverarli anche i vostri sogni : ) E noi, sogneremo di rivedervi tutti qui al Locale, ed avverare il ritorno alla libertà, festeggiando con brindisi e grandi sorrisi.

Viva la Vida!!

 

TGCOM24 – Finiamo il 2020 col Box di Locale

delivery Palermo Locale

TGCOM24 – Finiamo il 2020 col Box di Locale, al Domina di Sharm, con Jaywork e iniziamo il Nuovo Anno con la buona musica!

Il 2020 sta per finire e non è affatto detto che debba finire senza ballare (in casa propria), senza sorrisi, senza buoni cibi, cockatil e soprattutto senza ironia. Chi ha la fortuna di vivere a Palermo può regalarsi “Finiamo col Box”, ovvero la cena di Capodanno delivery di Locale. Da bere, c’è un Cocktail già ben conosciuto da chi frequenta questo spazio: Bevilocale. Ecco poi i Piattini, gli antipasti ispirati alla tapas che da sempre sono uno dei punti di forza di Locale: Ostrica con salsa di limone, sale nero ed erba cipollina; Polpo fritto, crema di ricotta, pomodorino secco e crumble di pane; Insalatina di mare, burrata, e pesto di basilico; Tartare di tonno e caponata di carciofi… si continua con primo, secondo, dolce, cotechino…

Data pubblicazione, 30/12/20

TGCOM24 – Lovatelli Caetani

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Affari Italiani – Musica, cibo, vita notturna, l’Italian Style che riparte. Anche in lockdown

Locale dettagli Palermo

Gli imprenditori e gli artisti italiani non si fermano. Ironia, take away e delivery sono gli ingredienti essenziali per i luoghi di ritrovo

 

Il settore dei grandi concerti è fermo e come le discoteche sarà senz’altro l’ultimo a ripartire. Per fortuna però, gli imprenditori e gli artisti italiani stanno cercando e trovando, in Italia e nel mondo, nuove strade. Perché la creatività non può e non deve fermarsi. “La ripartenza, quando arriverà, non sarà certo immediata. Noi dj torneremo a lavorare all’inizio nei ristoranti e nei bar con servizio al tavolo, con sonorità diverse a seconda degli spazi”, spiega il romagnolo Mitch B., dj producer professionista con all’attivo dischi ascoltati e ballati in tutto il mondo come il recente 3 AM. “Chi lavora tra musica e intrattenimento negli anni impara ad essere ottimista e alla lunga non è possibile non esserlo. Prima o poi l’umanità tornerà a ballare”.
Se i professionisti sono in difficoltà, anche i più giovani in cerca delle prime opportunità si meritano almeno un’occasione. “Jaywork Music Group in questo periodo lavora anche per dare uno spazio concreto alla passione di tanti che, giovani e non, potrebbero perdere ogni passione. Ci interessa anche creare una sorta di community”, raccontano Luca Facchini e Luca Peruzzi, manager di questa realtà. “Sia chiaro, vendere tanti dischi piace a tutti. Ma siamo consci del fatto che ciò che viene pubblicato non sempre diventa una hit  mondiale”.
Anche“Vita”, il secondo singolo del cantautore Raffaele Rubinetto nasce più dalla passione che da un progetto che ha come unico intento quello di sfondare. Nel brano é forte la voglia di raccontare una visione autentica del mondo, fatta delle “piccole cose” che contano davvero, oltre l’apparire e le mode del momento, che passano sempre in un attimo. L’arrangiamento del brano è molto curato e il video, girato in una bella spiaggia calabrese, rasserena.
Il concetto di community e collaborazione è decisamente caro anche a Luca Guerrieri, dj, produttore e creatore di Meet Music, una realtà che ogni anno a Follonica mette insieme giovani artisti, dj e non e chi può regalare loro un po’ di esperienza. Il suo nuovo disco, “Timeless” esce a fine gennaio, ma non è tutto. Sta pubblicando su una delle sue label anche “Fighting with this Earth”. “Lo canta Meri, una giovane cantautrice italo inglese ce ho conosciuto una notte in ristorante di Ravi, non lontano dalla mia Follonica”, racconta. “Entrambi stavamo cercando nuovi stimoli”. La rabbia per la situazione che stiamo vivendo, quando la si canta così, diventa uno stimolo per ripartire.
Se le città d’arte piangono e con loro anche gli operatori delle località turistiche invernali, ci sono però realtà decisamente italiane ancora aperte in giro per il mondo. Tra queste brilla senz’altro Domina Coral Bay, il complesso soprattutto italiano Sharm El Sheik, in Egitto. La clientela in questo periodo è soprattutto internazionale, ma i nostri connazionali non sono pochi. “Abbiamo preso numerose iniziative a tutela di chi lavora con noi e della nostra clientela e per questo siamo stati tra i primi a ricevere il certificato di idoneità dai ministeri di Turismo e Salute”, spiega Eugenio Preatoni, CEO di Domina Coral Bay.
Una cena o un aperitivo nel locale giusto regalano il relax di una breve, ma vera vacanza. E’ proprio questo da sempre l’obiettivo di Manuel Dallori, alla guida di The Cliff, un nuovo locale tutto italiano che presto farà emozionare Lugano e non solo “Non facciamo ristoranti, club, lounge o bar. Progettiamo invece location polifunzionali e modulabili, la cui formula unisce intrattenimento di livello assoluto, ricerca artistica ed un’offerta gastronomica Internazionale”. Oltre a tutto questo, The Cliff offre un panorama mozzafiato sul lago di Lugano.
Prima di poter ripartire davvero, i luoghi di ritrovo non possono fare a meno di puntare su ironia, take away e delivery. Tra le realtà più creative in quest’ambito c’è senz’altro Locale, cocktail bar ed osteria moderna a Palermo. A Capodanno 2021 c’è stato un luculliano “Finiamo col Box” a base di pesce. Ogni domenica e pure durante la settimane, chi non sceglie dal ricco menu in cui non mancano drink e stuzzichini, trova “Accarne” o “Appesce”, le due opzioni di SundayBox by Locale. E’ il pranzo della domenica a casa propria, da gustare in famiglia senza dover per una volta cucinare.

Data pubblicazione, 14/01/21

Affari Italiani – Francesca Lovatelli C. Caetani

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Liberoquotidiano.it – Cibo, musica, eventi: l’intrattenimento del futuro è già qui

Cucina bellavista Locale Palermo

Stanno reagendo i settori della musica dell’intrattenimento e della ristorazione alla pandemia? Se molte realtà, fin troppe probabilmente, attendono semplicemente tempi migliori, c’è chi sta già lavorando giorno e notte alle proposte che si concretizzeranno in futuro. La ripartenza non è un’idea lontana, un’ipotesi vaga.

Ad esempio, a Palermo, Locale è già ripartito il 30 novembre, visto che la Sicilia è ora zona gialla.  Il design di questo spazio è decisamente siciliano, ovvero caldo e internazionale. Osteria moderna perfetta per una cena easy o un pranzo in famiglia e cocktail bar d’eccezione, Locale è frequentato da persone molto diverse tra loro, tutte in cerca di un momento di relax. Aperto dal 2017, in queste settimane propone anche la formula Sundaybox, un pranzo della domenica formato ‘delivery’, a prezzi modici, con cibi di qualità e in 2 varianti: Accarne e/o Appesce, entrambi con vino omaggio.

Sempre a Palermo ecco Pl4tform, start up musicale situata sempre tra il teatro Massimo ed il Politeama. I pilastri sono Vincenzo Callea e Luca Lento, dj e produttori di dance ballata in tutto il mondo. Pl4tform dispone di 2 studi di registrazione, di un’accademia che organizza corsi e master class per dj producer e di un ufficio di marketing strategico dedicato soprattutto ai nuovi talenti. Tra le mura di Pl4tform sono poi nate le musiche di spot televisivi per Amaro del Capo e Uomo del Monte.

Restando in ambito musicale, ma spostandosi in Maremma, ecco Luca Guerrieri. Come tanti dj, non può esibirsi, è quindi è già al lavoro su nuovi progetti, come l’album “Timeless” a una collaborazione con un’artista italo scozzese. Intanto “Nightmares” vedrà la luce pure su vinile in edizione limitata. “Sto lavorando poi alacremente alla nuova edizione di Meet Music, il meeting tra giovani talenti e professionisti della musica elettronica”, spiega. “L’edizione 2021 prenderà il via il 28 giugno e prevede tante novità”.

A Lugano invece l’imprenditore Manuel Dallori ed il suo team creativo stanno lavorando da tempo al nuovo The Cliff, uno contenitore multifunzionale dallo stile italiano. “Credo molto nell’innovazione e nel ruolo che i giovani dovranno avere nell’intrattenimento del futuro”, spiega Dallori, che dopo The Beach, Zelo’s, The Season e tanti altri format di successo si butta in questa nuova avventura soprattutto per dare spazio ai talenti. “Daremo spazio ai nuovi talenti: arte, grafica, performance, cibo, musica. Chi verrà a The Cliff vivrà un viaggio sorprendente”.

E gli eventi diurni, come cambieranno? “Stiamo capendo quanto contino il contatto umano e la socialità da vivere di persona. I social non sono tutto”, spiega Icio Franzoni della model agency Royal Management. “Per questo credo nel ritorno delle fiere di settore. Le aziende avranno bisogno di veri palcoscenici per lanciare prodotti. Chissà, forse torneranno pure i flyer cartacei, che i PR delle disco lasceranno di nuovo nei bar e nei negozi”.

Anche Jaywork, realtà italiana, non si ferma, e prova con Vero Music Group a scovare talenti o a riscoprire pezzi anni ’80 come “In America” di Riccardo Cioni in un energico remix di Luca Peruzzi e Matteo Sala. C’è la loro firma anche dietro la nuova la nuova versione di Sweet Child of Mine, inno dei Guns N’ Roses. Spensieratezza, cura del prodotto e musica che possa piacere anche all’estero: questa la formula di un lavoro destinato a farsi strada nel tempo.

Oltre che per la presenza di bellezze mozzafiato, i locali del futuro dovranno distinguersi anche per l’impatto multimediale ed avere un design che riempie gli occhi… sono da sempre le caratteristiche peculiari delle casse acustiche Made in Italy Pequod Acoustics, distribuite ormai in gran parte del mondo (USA, Asia, Medio Oriente, Europa, etc). Non c’è da stupirsi visto che design, artigianato di qualità ed arte sono già simbolo dell’Italia nel mondo.

Data pubblicazione, 04/12/20

liberoquotidiano.it

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