Da un ricordo nostalgico e dalla voglia di farlo conoscere alle nuove generazioni, oggi la città si riappropria di quello storico piattino grazie a una nuova putìa contemporanea
Porte aperte, musica di sottofondo. Tavolini e sedie dal gusto vintage che ti accolgono.
Souvenir, oggetti dall’evidente richiamo siciliano e cartoline appese che rimandano a un caos che è tale solo in apparenza. Un grande bancone che unisce perfettamente lo stile tipico di un antico salumificio a quello di un moderno cocktail bar.
È qui che, come in un magico viaggio nel passato, ci si ritrova catapultati in una dimensione altra che i più nostalgici (e anche più grandicelli) associeranno subito a un determinato periodo storico.
Stiamo parlando di quell’epoca, vissuta sicuramente dagli over 50, in cui a Palermo non esistevano ancora nè supermercati nè centri commerciali. Di quando la spesa si faceva nelle piccole botteghe a conduzione familiare, le famose “putìe“, e di quando il salumiere era quasi uno di famiglia che ti invitava all’assaggio.
Non c’erano salumi e formaggi confezionati e pronti all’uso. Tutto si vendeva sfuso e per questo motivo, la richiesta che il gastronomo riceveva più spesso era quella del famoso “piattino ri mille lire” (ma anche di due, tre e cinquemila lire): un piatto misto di affettati e formaggi, scelti dal salumiere e pronti per essere gustati sul posto o per essere portati a casa e “cunzati” in un bel panino.
Data pubblicazione, 5 Aprile 2022

Balarm.it – Federica Cortegiani