Ai tempi dei greci, si racconta, ogni volta che Archimede faceva una nuova scoperta esclamava “eureka!”; poi c’erano i romani che usavano “Ave” per salutare Giulio Cesare, il poeta Orazio che quando diceva “Carpe diem” (cogli l’attimo) intendeva dire che ogni lasciata e persa, e giapponesi che non sapendo dire “per un cornuto, un cornuto e mezzo”, quando facevano attacchi suicidi, utilizzavano la parola “banzaaai”.
Oggi in Sicilia quando qualcuno si sveglia e sa che avrà di fronte una bellissima giornata piena di soddisfazioni ma tra lui e la felicità ci si mette il mignolo del piede contro lo spigolo del comodino, quell’uomo, urlerà: “Botta ri sale!”.
Eh, ma la botta di sale non è solo questo: è il più buon piatto di pasta che tu abbia mai mangiato, è la tua squadra che sbaglia il gol all’ultimo minuto, la botta di sale è una bella femmina che ti attraversa la strada quando sei fermo al semaforo quando ci sono 40° all’ombra. C’è chi dice che questa espressione è nata nelle miniere di Salgemma nella provincia di Palermo, e che quando i minatori spiegati dal lavoro e dalla fatica davano qualche testata contro qualche spigolo erano soliti esclamare: “Botta di sale!”.
Forse è la verità o forse no… non sta a noi dirlo. Noi per fortuna la prendiamo più alla leggera, in fondo la vita è ciò che ti succede tra una “botta di sale” e l’altra!
di Gianluca Tantillo